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lunedì 22 ottobre 2012

VACANZE A ROMA



Roma, aprile 1990 di mattina. Il mondiale di Calcio si giocherebbe in estate e si respirava gia nel’ambiente, immagino che come nel resto dell’Italia, ed io che era uscito per la prima volta dalla Spagna malediceva fare quel viaggio in quel mese. Immaginava come sarebbe il viaggio quando i professori ci comunicarono a gennaio che quell’anno si farebbe una passeggiata culturale per diverse città italiane ed io, che aveva diventato un piccolo ultra, immaginava come godrei delle partite allo Stadio Olimpico, oppure al Artemio Farnchi della Fiore di Batigol in piena celebrazione del Mondiale, ma no, il viaggio sarebbe a aprile, forse il mese più stupido del mondo.

Quando sono arrivato a Roma ho deciso che, come non potrebbe guardare calcio, almeno potrebbe dire alla mia famiglia che aveva visitato tutto quello che poteva visitarsi in quella caótica città. E mi sono azzardato con la mia inseparabile risacca a deambulare tra i gladiatori bugiardi che ti offrivano farti una foto con loro per un modico prezzo. Il Colosseo, il Castello Sant’ Angelo, la Fontana di Trevi, La Piazza si San Pietro, Il Foro, Piazza Navona, Piazza di Campidoglio, le Terme di Caracala...Una passeggiata per la storia che si riassumeva in un saco di pietre e monumenti posizionati strategicamente affinché il turista si emozionasse e comprasse tutti i suvenirs che la loro economia gli permettesse.

Era curioso comprovare come i turisti potevano fotografare emozionati i rottami millenari a Roma e como possono fare lo sciopero al comune perche ci sono dei rottami al loro quartiere, quando l’unica differenza è il tempo che sono lí.

Roma, Aprile 1990 di sera. Nelle sere romane ho imparato una delle lezioni più importanti della breve mia vita. Non si deve bere del alcool quando il viaggio è culturale, anzi non si deve uscire di sera a bere del alcool quando il viaggio è culturale, no, no anzi!, non si debe uscire di sera a bere del alcool a Roma quando il viaggio è culturale.

Riccordo come non potevo differenziare tra le luci e le bevande, le ragazze che erano le nostre e quelle erano di Roma, sebbene il sucesso ottenuto con tutte quelle era lo stesso, zero. Mi riccordo anche come certamente ho potuto differenziare tra noi ed i ragazzi italiani; loro portavano occhiali da sole, dove non c’era il sole, ad un locale chiuso e di sera, forse era ultimo grido in moda, ma per fortuna, io non ero all’ultimo.


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